Bruno Saetti – Maternità

autore: BRUNO SAETTI
titolo: Maternità
tecnica: affresco
misure: cm. 142 x 86
epoca: ante 11 Luglio – 19 Luglio 1956
collocazione: all'imbocco di via Usellini

 

dipinto di Bruno SaettiL'opera. Il dipinto venne realizzato dall'artista nel proprio studio di Venezia. Ripropone un soggetto ampiamente sviluppato da Saetti nel corso della sua produzione artistica. Nel dipinto compaiono, in primo piano, uno sgabello con brocca e natura morta e la madre seduta con in braccio il bambino; leggermente arretrata si staglia, grazie all'intensità cromatica del bianco delle sue vesti, una seconda figura femminile giovane. Sullo sfondo compare una specie di rosone che sembrerebbe fungere da orologio.

 

L'artista. Nacque a Bologna nel 1902 e frequentò la locale Accademia di Belle Arti dove cominciò a cimentarsi nella tecnica dell'affresco. Fu particolarmente attratto dalle opere del Seicento emiliano, di Spadini, di Pizzirani e di Giovanni Romagnoli.
Nel 1924 ottenne il diploma di disegno architettonico e nel 1928 partecipò alla XVI Biennale di Venezia, mentre l'anno successivo venne premiato alla Mostra Internazionale di Barcellona. Nel 1930 divenne docente all'Accademia di Venezia di cui fu direttore dal 1950 al 1956.
Intorno al 1935 studiò la pittura pompeiana (tecnica dell'affresco e dello strappo) e le opere del periodo rosa di Picasso. Sino al 1938 la sua produzione fu caratterizzata da un linguaggio formale altamente classicista, con la tendenza ad esprimere nei paesaggi e negli interni un evidente intimismo.
A partire dal 1945 attraversò una fase di scomposizione cubista dell'immagine. Lavorò insieme a Ferrazzi, Brancacelo e altri alla realizzazione di opere d'arte sacra, mentre nel 1941 eseguì con Ferrazzi decorazioni murali per l'Università di Padova.
Nel 1956 presentò alla Biennale di Venezia l'affresco "Madre accanto alla finestra" e vinse il premio Michetti con l'affresco "Madre".
Nel 1964 realizzò il dipinto intitolato "Colloquio con l'angelo" conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Nel 1979 tenne un'antologica a Firenze nelle sale di Palazzo Strozzi. Numerosi furono i premi vinti e intensa la partecipazione a mostre ed esposizioni.
Morì a Bologna nel 1984.

 

Notizie storico-critiche. Da una lettera dell'artista si apprende che le dimensioni del dipinto risultano leggermente più grandi di quelle del cartone, dal momento che era stata compiuta un'aggiunta. Si sa inoltre con certezza che Saetti aveva ceduto il cartone del suo affresco a Renzo Biasion che, il 13 agosto 1956, aveva chiesto al Comitato Organizzatore la restituzione del cartone esposto alla mostra di Cuvio a sé e non all'artista.
La scelta per l'affresco di Arcumeggia di un tema quale quello della Maternità rientra perfettamente in quella che era una riflessione che 5aetti stava elaborando da numerosi anni. Per l'artista la figura della madre, intesa come donna, sposa, creatrice, sorgente e fonte, era simbolo di qualcosa che è fondamento e principio vitale da cui scaturiscono nuove entità. Saetti era indubbiamente affascinato dall'universalità della figura materna che racchiude in sé il mistero della nascita e della morte, parametri fondamentali di un ciclo di vita e di trasformazione.
In modo particolare fu durante gli anni Cinquanta che Saetti realizzò opere di una certa importanza e con il medesimo tema come "Maternità", olio su tela, del 1950-51 e "Madre veneziana", affresco, del 1952. Un'altra "Maternità" del 1951 (tecnica mista su carta in telata, cm. 120x75, provo Collezione Greenfield, Chicago, Usa, esposta alla XXVI Biennale Internazionale di Venezia del 1952) presenta strette analogie non solo per quanto concerne la scelta tematica ma anche per l'impostazione della figura e per alcune tonalità cromatiche.
Pur avendo scelto sia un soggetto che una tecnica che possono apparire come tradizionali, in realtà l'artista sperimenta continuamente soluzioni esecutive e formali che si allontanano dal linguaggio naturalistico e da un utilizzo retorico dell'affresco.
L'opera si distingue per l'impiego di una serie di pennellate dai tratti veloci, in alcuni casi molto marcati per evidenziare la plasticità delle figure. La maestria nell'esecuzione rapida, che costringe al possesso di ottime conoscenze circa le reazioni dei colori una volta asciugato l'intonaco sul quale vengono stesi, era una qualità rara e riconosciuta in Saetti.
Il colore riveste grande importanza e la vivacità degli accostamenti cromatici è data anche dalla sovrapposizione di campiture e dal contrasto di piccoli tasselli di colore puro che ne esaltano la bellezza in quanto tale. I capelli della figura in piedi sono sottolineati da linee parallele oblique, mentre il viso è per metà ombreggiato. Si nota inoltre la giornata di lavorazione ad affresco che passa proprio intorno ad essa.
Il linguaggio formale volutamente antinaturalistico di Saetti non fa altro che aumentare l'universalità del soggetto che, proprio per questo motivo, non necessita di eccessive puntualizzazioni per quanto riguarda i particolari somatici dei personaggi. In questo modo sembra quasi che l'artista lasci disponibilità a chiunque lo percepisca di identificarsi nell'immagine. Le figure della madre e del bambino risultano estremamente semplificate nei particolari, ma non per questo perdono quella monumentalità che consente di definire lo spazio entro il quale si svolge la scena. Quest'ultima si svolge in una vera e propria scatola spaziale sottolineata dalla costruzione prospettica dello sgabello e dall'ampia campitura scura che si estende verticalmente sul lato destro e che lascia intuire la presenza di un/apertura.

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Bruno Saetti – Maternità

 

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